Di tutt'altra idea Germano Celant, curatore del Guggenehim Museum di New York, che definisce la Biennale 2007 «imbalsamata, fredda, analitica, senza energia» e aggiunge che sono invece «vitali i padiglioni che rappresentano le culture emergenti: Russia e Cina». Secondo Celant tra le partecipazioni nazionali è interessante anche il padiglione argentino. Invece «la mostra internazionale al padiglione Italia - aggiunge - è imbalsamata, l'oggetto che ne viene fuori è come un sarcofago, dove il corpo dell'arte è fasciato, bloccato, avvolto in muri bianchi che sono le bende, un oggetto senza energia e svuotato di tutto. Una mostra asettica, fredda, senza passione. Con tre anni di lavoro alle spalle Storr avrebbe potuto tirare fuori qualcosa di più aggressivo, vitale, polemico». «Le mostre collaterali sono più interessanti: da una parte - spiega Celant - c'è il freddo dei Giardini e dell'Arsenale, dall'altra il momento caldo della città di Venezia e del lavoro veramente integrativo e nuovo svolto dagli artisti, nelle mostre di Joseph Kosuth, Bill Viola, la mostra al museo Fortuny ed Emilio Vedova nella Fortezza».
lunes, 11 de junio de 2007
celant, sobre la Bienal de Venecia 2007. Imbalsamata, fredda, analitica, senza energia
Publicadas por patricia c.díaz guitián a la/s 7:39 a. m.
Etiquetas: Bienal de Venecia, Biennale 2007., Celant
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